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2016 |
Santa Domenica nacque a Tropea verso la fine del 3° sec. d.C. da Doroteo e Arsenia, nobili cristiani di origine greca. Dopo parecchi anni di matrimonio non avevano avuto prole e la supplicavano dal Signore con preghiere, digiuni, elemosine. In breve tempo la loro vita venne allietata dalla nascita di una bella bambina che, siccome nata di domenica e soprattutto perché donata in modo eccezionale da Dio venne chiamata Domenica, cioè “Consacrata al Signore”. Domenica crebbe in grazia e santità e in breve tempo offrì tutta sé stessa a Gesù. In quel periodo culminava una delle più terribili persecuzioni pagane contro i cristiani, quella ordinata da Diocleziano Augusto e Domenica con i suoi genitori vennero denunciati come cristiani al Proconsole di Calabria, Ilariano, che li condusse dinnanzi all’imperatore per essere giudicati. Questi dapprima rimasto colpito dalla singolare bellezza di Domenica si mostra con dolcezza consigliandola ad abiurare la fede per l’idolatria, ma ottenendone un netto rifiuto, ordina che i tre vengano flagellati per le vie della città e che i suoi genitori vengano deportati in Mesopotamia per essere decapitati. Ma tutto fu inutile, Domenica continuava con più forza a professare la sua fede. Diocleziano, ben presto, dovette andare in oriente per risolvere alcuni problemi relativi all’impero e cedette l’occidente al Cesare Massimiano. Questi provò a incuterle spavento, ma la nostra Eroina, con poche parole suggerite dallo Spirito Santo, confuse e ammutolì l’imperatore che sentendosi deriso chiamò una donna d’ infame mestiere e le chiese, con larghe promesse di doni, di corrompere in Domenica l’innocenza verginale e portarla all’apostasia. La detestabile donna, avendo un certo debole per l’imperatore, accettò subito, ma rendendosi conto che tutti i tentativi di corrompere Domenica si rivelarono inutili, la riportò da Massimiano. Questi non sapendo più cosa farne, la ricondusse da Ilariano, che la sottopose ai più crudeli tormenti: fu condannata al rogo ma il Signore la guarì miracolosamente dalle piaghe; venne condotta al tempio di Giove per adorare gli dei, ma con molta indifferenza Domenica tracciò un segno di croce scatenando una terribile scossa che ridusse tutto in frantumi e uccidendo anche il Proconsole Ilariano. Si tentò un’ ultima prova: venne condannata al supplizio “AD LEONES”, ma le belve le si accovacciarono ai piedi leccandoglieli. Vista la vittoria sui tanti tormenti e il popolo che si convertiva sempre più alla fede cristiana, venne infine condannata alla decapitazione. Era il 6 Luglio 303. Domenica venne condotta fuori le mura di Nola e dopo aver ringraziato il Signore per averla resa degna di patire per Lui e implorando il perdono per i suoi persecutori, porse il capo al carnefice che d’ un sol colpo lo recise coronandolo di glorioso martirio. Gli angeli presero allora umane sembianze, raccolsero il corpo della Martire e lo trasportarono miracolosamente a Tropea, sua patria, dove ancora oggi riposa circondato da grandissima venerazione.
Il culto a Mandanici
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Il reliquiario |
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L'urna contenente le reliquie (2003) |
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Il simulacro con la fascia di velluto nero prima del 2003 |
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