giovedì 14 aprile 2022

La Settimana Santa...... ricordi e tradizioni

 La Settimana Santa è un momento molto importante nella religione cristiana, in quanto precede la resurrezione di Gesù Cristo. Questo articolo ha lo scopo di riportare alcune delle tradizioni che caratterizzavano i giorni che precedono la Pasqua a Mandanici. Cominciamo col ricordare ciò che avveniva in occasione della Domenica delle palme. Veniva organizzata una processione che partiva dalla chiesa della SS. Trinità, in testa al corteo vi era l'arciprete a dorso di un mulo, seguito dai vari ministranti e dai fedeli. Dopo aver attraversato il corso Mazzullo, la processione volgeva alla matrice chiesa. Arrivato davanti al portale del duomo, l'arciprete batteva tre colpi con l'asta della croce ed esclamava: "IAPRITI LI POTTI DI GERUSALEMME, CHI U VOSTRU SIGNURI E' CCA' FORA CHI SPETTA", i battenti del massiccio portone in stile siciliano (risalente al 1705) venivano spalancati, e la folla fuori e dentro la chiesa gridava: "SUPRA U SCICCAREDDU C'E' U FIGGHIU DI MARIA CHI E' TANTU BEDDU!! KYRIE ELEISON, KYRIE ELEISON, KYRIE ELEISON!!!!". Seguiva la messa.  Il Giovedì Santo gli "addetti" al campanile, come i signori Concetto Stracuzzi, Agatino Caminiti, Angelo Miano e Nino Urso, si occupavano di legare le campane, che non dovevano suonare fino alla domenica di Pasqua, "I campani 'ttaccati" in segno di rispetto per Gesù morto. Il Venerdì Santo era (fino a prima della pandemia) il giorno della processione delle varette. Era tradizione (quest'ultima scomparsa da circa 25 anni)  che i bambini, indossando le tuniche da ministranti, girassero per le vie del paese, portando una piccola croce, con le cosiddette "trocculi" e i "firrigniddi", invitando la popolazione a recarsi in chiesa al grido di "CURRITI TUTTI C'U SIGNURI E' SULU, CURRITI TUTTI C'U SIGNURI E' SULU!!". Successivamente, dalla chiesa madre, partiva la cosiddetta "prucissioni di varetti", che venivano portate da bambini e adulti. Le varette sono quattro: l'Addolorata (a Mathri 'Ddulurata), il Signore in croce, l'Ecce Homo (l'Acciomu Cabbarusu) e la vara del Cristo morto (u Signuri mottu 'nta cascia); il percorso era quello classico di tutte le processioni, toccava quindi tutti i quartieri del paese. Una caratteristica di questa processione, notata da Alessandro Caminiti (il quale la riporta anche nel suo scritto alle pagine 112-118 del libro "Da Mandach a Mandanici) riguarda proprio la vara del Gesù morto, che solitamente è molto distante da quella dell'Addolorata, la quale chiude il corteo. E' tradizione antica che in quella processione la Madre non debba mai "vedere" il figlio morto, ciò si presenta come una sorta di inseguimento quindi. La Madre disperatamente cerca il figlio morto, che per pietà le viene sottratto. Il famoso etnologo siciliano Giuseppe Pitrè riporta in un suo scritto che questo genere di processioni richiamerebbe per certi versi il mito di Eleusi. Il mito riguarda la vicenda di Cerere, dea delle messi, iniziata con il ratto della figlia Proserpina da parte di Ade, dio del regno dei morti. Cerere rompe così i legami con Giove, e va a vivere con gli uomini dando loro insegnamenti sulla coltivazione dei campi e sul vivere civile con la speranza della felicità nell'oltretomba. La speranza, se pur vana, di Cerere era la ricerca della figlia. Vi sono molti parallelismi, la ricerca dei figli, l'intreccio di morte e risurrezione con i cicli delle colture agricole. La Pasqua nel nostro calendario cade proprio agli inizi del risveglio primaverile dei campi. Il momento finale e più bello della Settimana Santa è indubbiamente la domenica. La risurrezione di Cristo viene annunciata dal suono della campana "a longu", oggi automatizzata, ma che un tempo veniva suonata tramite una corda e necessitava la forza di tre o quattro uomini. In quel momento era comune sentire la frase "U loria sunò e a cuddura si spizzò" "il Gloria è suonato e la cuddura si è spezzata" (la cuddura è il dolce tipico del periodo pasquale, preparato in vari modi, in tutta la Sicilia). 

g.c.

Le "varette" in piazza Duomo (Foto di Enzo Mafale)

mercoledì 13 aprile 2022

La chiesa del Carmine

Probabilmente è l’edificio più antico di Mandanici, perché posto in cima alla Rocca, che doveva essere la parte fortificata del “vicus munitissimus" in età araba, come affermano gli storici. Oggi, purtroppo, di antico non rimane nulla in questa chiesa, ricostruita seguendo le linee originarie negli anni ’60 del secolo scorso. Interessanti sono la tela della Madonna del Carmine tra i Santi Sebastiano e Rocco e le statue gemelle del XVI secolo di San Michele Arcangelo e San Vito Martire, oltre l’ubicazione, come si è detto, dell’edificio. Probabilmente, in origine era una cappella privata, appartenente alla famiglia Mazzullo, come attestano vari documenti; nel 1742 diviene una cappellania ereditaria per volere del reverendo Don Antonino Mazzullo. (Informazioni dal libro "Mandanici memorie da non perdere" di Armando Carpo).

Il feudo della Zaffera

  Secondo una arcaica terminologia in uso fino alla fine dell’800 le terre infeudate venivano distinte in “Boschi” (terreni fertili e facilm...