mercoledì 7 dicembre 2022

La patrona. Santa Domenica V. e M.

2016

Santa Domenica nacque a Tropea verso la fine del 3° sec. d.C. da Doroteo e Arsenia, nobili cristiani di origine greca. Dopo parecchi anni di matrimonio non avevano avuto prole e la supplicavano dal Signore con preghiere, digiuni, elemosine. In breve tempo la loro vita venne allietata dalla nascita di una bella bambina che, siccome nata di domenica e soprattutto perché donata in modo eccezionale da Dio venne chiamata Domenica, cioè “Consacrata al Signore”. Domenica crebbe in grazia e santità e in breve tempo offrì tutta sé stessa a Gesù. In quel periodo culminava una delle più terribili persecuzioni pagane contro i cristiani, quella ordinata da Diocleziano Augusto e Domenica con i suoi genitori vennero denunciati come cristiani al Proconsole di Calabria, Ilariano, che li condusse dinnanzi all’imperatore per essere giudicati. Questi dapprima rimasto colpito dalla singolare bellezza di Domenica si mostra con dolcezza consigliandola ad abiurare la fede per l’idolatria, ma ottenendone un netto rifiuto, ordina che i tre vengano flagellati per le vie della città e che i suoi genitori vengano deportati in Mesopotamia per essere decapitati. Ma tutto fu inutile, Domenica continuava con più forza a professare la sua fede. Diocleziano, ben presto, dovette andare in oriente per risolvere alcuni problemi relativi all’impero e cedette l’occidente al Cesare Massimiano. Questi provò a incuterle spavento, ma la nostra Eroina, con poche parole suggerite dallo Spirito Santo, confuse e ammutolì l’imperatore che sentendosi deriso chiamò una donna d’ infame mestiere e le chiese, con larghe promesse di doni, di corrompere in Domenica l’innocenza verginale e portarla all’apostasia. La detestabile donna, avendo un certo debole per l’imperatore, accettò subito, ma rendendosi conto che tutti i tentativi di corrompere Domenica si rivelarono inutili, la riportò da Massimiano. Questi non sapendo più cosa farne, la ricondusse da Ilariano, che la sottopose ai più crudeli tormenti: fu condannata al rogo ma il Signore la guarì miracolosamente dalle piaghe; venne condotta al tempio di Giove per adorare gli dei, ma con molta indifferenza Domenica tracciò un segno di croce scatenando una terribile scossa che ridusse tutto in frantumi e uccidendo anche il Proconsole Ilariano. Si tentò un’ ultima prova: venne condannata al supplizio “AD LEONES”, ma le belve le si accovacciarono ai piedi leccandoglieli. Vista la vittoria sui tanti tormenti e il popolo che si convertiva sempre più alla fede cristiana, venne infine condannata alla decapitazione. Era il 6 Luglio 303. Domenica venne condotta fuori le mura di Nola e dopo aver ringraziato il Signore per averla resa degna di patire per Lui e implorando il perdono per i suoi persecutori, porse il capo al carnefice che d’ un sol colpo lo recise coronandolo di glorioso martirio. Gli angeli presero allora umane sembianze, raccolsero il corpo della Martire e lo trasportarono miracolosamente a Tropea, sua patria, dove ancora oggi riposa circondato da grandissima venerazione.


Il culto a Mandanici

Il reliquiario 
È verosimile pensare che il culto di Santa Domenica si sia instaurato nel secolo XII, infatti proprio in quel periodo i monaci greci edificavano la chiesa dedicata alla Santa. Nella chiesa orientale Santa Domenica viene venerata con il nome “Kyriaki”, che significa “consacrata al Signore”. Notizie più sicure sul culto si hanno a partire dal ‘700. Nell’archivio della chiesa madre si conserva infatti l’indulto, datato 15 febbraio 1727 con il quale la Sacra Congregazione dei riti autorizzava il clero di Mandanici a celebrare la festività della Santa con tutti gli onori liturgici del caso. Nel 1737, sentendo il bisogno di rendere più viva la venerazione dei fedeli verso la loro Patrona, il reverendo Sebastiano Miceli, arciprete di Mandanici, ottiene da Mons. Gennaro Guglielmino Vescovo di Tropea un “reliquiario d’argento” contenente “un pezzetto di colonna alla quale fu flagellata e martirizzata” S. Domenica. Il sacro cimelio è ancor oggi custodito nel Duomo e venerato con fede dai mandanicesi nei giorni della festa della Patrona. La sera del 5 luglio si usava accendere un fuoco dinnanzi al prospetto della chiesa madre, per ricordare l’atroce martirio subito da Domenica; nella memoria collettiva l’evento è ricordato come “bampariziu”. Era una tradizione molto sentita quella di esporre il simulacro sulla soglia del portale durante i forti temporali, di modo che le preghiere rivolte a Santa Domenica facessero cessare la pioggia. Tutto ciò accadeva spesso fino al primo ‘900, mentre negli ultimi decenni la modernità ha cancellato queste antiche usanze. I festeggiamenti liturgici si svolgono, come vuole il martirologio romano, il 6 luglio, mentre la processione per l vie del paese è la prima domenica di agosto.


                                                
 

L'urna contenente le reliquie (2003)

 
Il simulacro con la fascia di velluto nero prima del 2003

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