La chiesa di S. Domenica V. e M.



La matrice chiesa di Mandanici, dedicata a Santa Domenica V. e M. si trova nella  parte bassa del paese, sorge sulla piazza duomo (meglio  conosciuta dagli abitanti come «u ghianu chesa», in alcuni documenti settecenteschi risulta essere denominato «piano della matrice ecclesia»). È un edificio di antichissima
origine, a pianta basilicale  a croce latina immissa. Il campanile, di probabile origine normanna, è adiacente alla navata sinistra e nelle carte catastali risulta un edificio a sé stante. Presenta tre navate, divise
da archi a tutto sesto sorretti da colonne con capitelli di ordine tuscanico. L'abside quadrangolare presenta un inconsueto balcone. Il soffitto della navata centrale presenta capriate lignee e cassettoni (XVIII secolo) mentre i soffitti delle navate laterali sono stati rifatti in cemento armato nel 1922. 
L'origine del monumento è probabilmente risalente al periodo della conquista normanna, XII secolo. Ciò  che è certo è sicuramente il fatto che la struttura è arrivata a noi profondamente mutata. 
I documenti più antichi che attestano la presenza della chiesa di Santa Domenica «in flomaria Mandanichi» sono le collettorie pontificie risalenti al primo decennio del ‘300.

Le caratteristiche architettoniche e artistiche che vediamo oggi sono da attribuire a rifacimenti tardo-rinascimentali e barocchi. La facciata risale al XVII-XVIII, di evidente impostazione  romanica. Gli interni presentano pregevoli stucchi in stile barocco  e rococò, quelli della navata centrale sono risalenti  al 1711 (come attestano le iscrizioni sui cartigli presenti  sui pilastri dell‘arco di gloria tra navata e transetto), mentre quelli della parte absidale e del transetto sono precedenti. Sull‘arco di trionfo, che separa il transetto dal corpo di fabbrica dell’abside si legge l’iscrizione «Veni de Libano sponsa mea,veni coronaberis can. 1693» la data del 1693 indica il terremoto  che distrusse la Sicilia orientale, e quindi danneggiò anche il duomo. La chiesa non presenta absidi laterali, sostituite con due altari, rispettivamente quello a destra, del Crocifisso, e quello  a sinistra, del Santissimo Sacramento. Meriterebbe un discorso a parte l’altare maggiore, ornato da marmi policromi tra i quali spicca il marmo rosso di Taormina. L’altare maggiore fu ultimato  nel 1767. Su di esso si trova  esposta la tela di Santa Domenica, di Giuseppe Paladino (1768). L’altare laterale destro presenta un crocifisso ligneo in cartapesta romana del 1696 attribuito a Giacomo Tuccari. Questo altare è stato restaurato nel 2000, riportando alla luce l’antico affresco oggi visibile, che era stato coperto con un altro affresco a tempera successivo.


Il Campanile 


Come detto precedentemente, il campanile viene considerato  un edificio a parte. Si innalza su un arco a tutto sesto in tre livelli. La sommità presenta una cuspide ottagonale  forata, aggiunta successivamente, contornata da quattro pinnacoli. Sulla cuspide vi è il globo crucigero «a quaddara», che regge un’ asta sulla quale vi è una bandiera segnavento e la croce (rimossa a giugno 2019, e ad oggi non  ancora riposizionata). L’ultimo livello della torre campanaria ospita, tra le altre «a campana a longu» la campana grande, e la campana dell’accordo. Sulla campana grande, oltre  alla presenza di diverse iscrizioni in latino riportanti i nomi di chi si interessò della sua realizzazione, si notano le raffigurazioni di Santa Domenica, della Madonna Odigitria e di San Francesco di Paola, un martello mosso elettricamente batte su di essa le ore, mentre nelle occasioni di festa (giorno di Santa Domenica per esempio) il suono a slancio ("a longu") è permesso da una ruota dentata collegata tramite catena ad un  motore elettrico. Il meccanismo di automazione è presente dall'inizio degli anni '80, mentre in precedenza le campane venivano suonate a mano-




Globo crucigero, bandiera, croce (Foto di Giuseppe Mano)



Castelletto con al centro la campana grande e parte del meccanismo di automazione


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