Mandanici 's blog
da un'idea dei creatori di "Foto d'epoca Mandanici" (Facebook)
martedì 24 settembre 2024
Andrea Lucchese Palli e i legami con Mandanici
martedì 31 ottobre 2023
Il feudo della Zaffera
Nel 1812 il parlamento
siciliano aveva abolito i feudi, e aveva sciolto i diritti promiscui su di
essi. In data 18 luglio 1842 il tecnico
De Liguoro aveva provveduto ad assegnare al comune per usi civici (stabiliti
con sentenza del 24 febbraio 1836) metà del fondo della Zaffera, e aveva anche
nominato i periti Bruno, Barbera e Trifirò, i quali avrebbero dovuto stabilire
i limiti del territorio assegnato e il suo valore. Fu decretato che la
superficie da assegnare corrispondesse a 256 salme (are 458) con un valore di
7704 ducati. Il rappresentante della commenda abbaziale del monastero, che
sottostava all’allora abate Vincenzo Lo Vecchio, comunicò di non essere
d’accordo, giudicando eccessivo il conferimento al comune. La Gran Corte dei
Conti di Palermo revocò il provvedimento e nominò un nuovo tecnico, che stabilì
una nuova estensione della terra da concedere al comune, di circa 151 salme
(are 270). Ma questa decisione fu ancora una volta contrastata dai
rappresentanti dell’abbazia, per le divergenze riscontrate si propose infatti
una riunione di tutti i tecnici che avevano proposto le precedenti soluzioni,
cosa che non avvenne mai. Nel frattempo l’abbazia i suoi territori vennero
incamerati al demanio, come si diceva precedentemente, e nel 1890 la questione
passò nelle mani del demanio stesso, asse ecclesiastico. La giunta comunale
premeva per la nomina di un ingegnere che stabilisse l’esatta estensione del
fondo. Fu inviato l’ing. Pompeo Menghetti, il quale con apposita relazione
stabiliva in ettari 395 la superficie, con valore di 18400 lire. Il comune
presentò ricorso, ma il prefetto di Messina confermò ugualmente quanto
decretato da Menghetti, condannando il comune di Mandanici al pagamento di una
sanzione. L’acquisizione della Zaffara era molto tenuta in considerazione,
infatti esistono molti atti deliberativi prodotti in seguito alle sedute del
consiglio comunale (nel periodo che va dal 1901 al 1903). Alla seduta del 3
marzo 1901 avevano partecipato i consiglieri: Barbera Sebastiano, Scuderi
Zuccaro Giuseppe, Scuderi Santi, Spadaro Aristide, Longo Giuseppe, Scuderi
Giuseppe, Candido Giuseppe, Butà Pietro e Caminiti Agatino. Il comune si oppose
anche al Prefetto, che nel frattempo aveva ordinato la delimitazione del
confine tra il territorio che sarebbe dovuto rimanere di proprietà dello stato
e la parte che invece sarebbe andata al comune. I rappresentanti del demanio
vennero infatti denunciati al regio commissario per gli affari demaniali, e il
comune offrì “a strasatto” 2500 lire per l’acquisto di tre quarti del fondo che
invece, secondo le precedenti decisioni, sarebbe rimasto al demanio. Il 10
luglio 1903 tale proposta venne accettata dal consiglio di Stato e quindi dalla
commissione provinciale dell’asse ecclesiastico. Il 12 agosto 1903 avvenne la
stipula della transazione nell’ufficio del registro di Alì marina alla presenza
del notaio don Pietro Mirone, mentre le parti erano rappresentate da Mario Di
Stefano per il Demanio e da Giuseppe Scuderi sindaco di Mandanici.
giovedì 22 dicembre 2022
mercoledì 7 dicembre 2022
La patrona. Santa Domenica V. e M.
2016 |
Santa Domenica nacque a Tropea verso la fine del 3° sec. d.C. da Doroteo e Arsenia, nobili cristiani di origine greca. Dopo parecchi anni di matrimonio non avevano avuto prole e la supplicavano dal Signore con preghiere, digiuni, elemosine. In breve tempo la loro vita venne allietata dalla nascita di una bella bambina che, siccome nata di domenica e soprattutto perché donata in modo eccezionale da Dio venne chiamata Domenica, cioè “Consacrata al Signore”. Domenica crebbe in grazia e santità e in breve tempo offrì tutta sé stessa a Gesù. In quel periodo culminava una delle più terribili persecuzioni pagane contro i cristiani, quella ordinata da Diocleziano Augusto e Domenica con i suoi genitori vennero denunciati come cristiani al Proconsole di Calabria, Ilariano, che li condusse dinnanzi all’imperatore per essere giudicati. Questi dapprima rimasto colpito dalla singolare bellezza di Domenica si mostra con dolcezza consigliandola ad abiurare la fede per l’idolatria, ma ottenendone un netto rifiuto, ordina che i tre vengano flagellati per le vie della città e che i suoi genitori vengano deportati in Mesopotamia per essere decapitati. Ma tutto fu inutile, Domenica continuava con più forza a professare la sua fede. Diocleziano, ben presto, dovette andare in oriente per risolvere alcuni problemi relativi all’impero e cedette l’occidente al Cesare Massimiano. Questi provò a incuterle spavento, ma la nostra Eroina, con poche parole suggerite dallo Spirito Santo, confuse e ammutolì l’imperatore che sentendosi deriso chiamò una donna d’ infame mestiere e le chiese, con larghe promesse di doni, di corrompere in Domenica l’innocenza verginale e portarla all’apostasia. La detestabile donna, avendo un certo debole per l’imperatore, accettò subito, ma rendendosi conto che tutti i tentativi di corrompere Domenica si rivelarono inutili, la riportò da Massimiano. Questi non sapendo più cosa farne, la ricondusse da Ilariano, che la sottopose ai più crudeli tormenti: fu condannata al rogo ma il Signore la guarì miracolosamente dalle piaghe; venne condotta al tempio di Giove per adorare gli dei, ma con molta indifferenza Domenica tracciò un segno di croce scatenando una terribile scossa che ridusse tutto in frantumi e uccidendo anche il Proconsole Ilariano. Si tentò un’ ultima prova: venne condannata al supplizio “AD LEONES”, ma le belve le si accovacciarono ai piedi leccandoglieli. Vista la vittoria sui tanti tormenti e il popolo che si convertiva sempre più alla fede cristiana, venne infine condannata alla decapitazione. Era il 6 Luglio 303. Domenica venne condotta fuori le mura di Nola e dopo aver ringraziato il Signore per averla resa degna di patire per Lui e implorando il perdono per i suoi persecutori, porse il capo al carnefice che d’ un sol colpo lo recise coronandolo di glorioso martirio. Gli angeli presero allora umane sembianze, raccolsero il corpo della Martire e lo trasportarono miracolosamente a Tropea, sua patria, dove ancora oggi riposa circondato da grandissima venerazione.
Il culto a Mandanici
Il reliquiario |
L'urna contenente le reliquie (2003) |
Il simulacro con la fascia di velluto nero prima del 2003 |
domenica 23 ottobre 2022
Mandanici nel Lexicon Topographicum Siculum.... trascrizione della voce e considerazioni
venerdì 3 giugno 2022
Locadi...
I nostri amici Lucadoti saranno felici di sapere che gli abbiamo dedicato un post.
martedì 10 maggio 2022
L'orologio.....
Intere generazioni sono cresciute con i rintocchi dell'orologio, tassativamente ogni quarto d'ora, per chi abita/abitava nelle vicinanze della matrice è forse un po' difficile prendere sonno, ma ci si fa l'abitudine. Da anni scandisce la vita paesana che va avanti. Da tempo immemore Mandanici dispone del suo "pubblico oriloggio", in alcuni documenti risalenti al '700 risulta che l'università di Mandanici spendeva una somma annuale per la manutenzione dell'orologio, presumibilmente meccanico (per approfondire consultare "Appuntamento a Mandanici nel 1747" di A. Carpo). Del tipo di orologio che era presente agli inizi del '900, non abbiamo notizie. Verosimilmente doveva essere di tipo meccanico, ancora nel campanile sono conservati i contrappesi che lo facevano funzionare. Negli anni '50 - '60 l'amministrazione Fasti si interessò della sua riparazione. Il sindaco Fasti spesso raccontava di essersi recato a Palermo, fino a quando non fu ascoltato non se ne andò dalla sala di attesa dell'ufficio al quale si era rivolto. L'orologio era indispensabile, i contadini che andavano a lavorare in campagna dovevano poter rendersi conto dell'orario. Poi arrivò l'idea di installare una sirena, che puntualmente suonava alle 16:30. Il quadrante dell'orologio presentava numeri arabi, qualcuno ricorda anche che fosse lesionato. Arriviamo così al 2000. Con quel restauro il quadrante venne sostituto con quello attuale, con i numeri romani. Nelle ore notturne, l'orologio era abbellito anche da una retroilluminazione (fino a qualche anno fa).
Foto di Gabriele Ciatto
Andrea Lucchese Palli e i legami con Mandanici
Andrea Lucchese Palli nacque a Messina il 16 apr. 1692 (fu battezzato il 24) da Fabrizio, duca di Adragna dei principi di Campofranco, e da ...
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Incerta è l'origine del manufatto, probabilmente risale al secolo XII, con profonde modifiche nel '500. La chiesa ha una...